04 Feb Lunga vita al Re!
Posted at 11:55h
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Se, come dicono, l’1% della popolazione possiede la metà della ricchezza complessiva (fonte Credit Suisse), perché in un sistema democratico quando si chiama in causa una figura di “altissimo profilo” ci si rivolge a una persona che promana da quell’1% e quello rappresenta e non a una che rappresenti il 99% della popolazione?
In democrazia, pur senza populismi e con tutte le regole e le distinzioni, i numeri conteranno pure qualcosa, no?
Bene, guardando bene i numeri ho trovato che la spiegazione c’è, ed è molto logica.
I numeri dicono che di quell’1% a livello mondiale, ben il 4% si trova in Italia.
Dicono anche che nell’ultimo decennio, mentre la società si sfaldava, il settore produttivo era in crisi, cresceva la povertà e moltissimi giovani scappavano all’estero, l’Italia è entrata nel novero dei 10 paesi nei quali la ricchezza è cresciuta maggiormente. (la ricchezza individuale, naturalmente)
Proseguendo si scopre che per fare parte di un altro club, il 10% che possiede l’88% della ricchezza disponibile, è sufficiente avere un patrimonio superiore a 77mila dollari (Credit Suisse).
Questo che cosa significa se non che l’Italia è uno dei paesi nei quali vivono i proprietari del pianeta?
Eppure anche qui si possono fare distinzioni.
Per far parte di quel club (quello dell’1%) è sufficiente avere un patrimonio superiore a 775mila dollari.
Questo significa anche che l’uomo più ricco d’Italia (patrimonio 27,5 miliardi di euro – fonte Forbes) è circa 28000 volte più ricco del più povero del summentovato club di ricconi.
Difficile farsi una idea chiara di che cosa significhi, ma provateci, è istruttivo.
I grandi miliardari infatti, il gruppo ristretto del primo club – di cui il più ricco d’Italia è solo al 50° posto – non appartengono al genere umano, sono semidei che solo con la scelta se prendere caffè o the per colazione determinano le sorti dell’economia di larghe fette della popolazione. Quando costoro dicono “se il popolo non ha pane che mangi le brioches” non lo dicono per cattiveria, ma proprio perché il problema sfugge alla loro comprensione, come alla nostra sfugge quale sia realmente la loro condizione.
Siamo abituati a distinguere, ad esempio tra un operaio sotto cooperativa che non arriva ai mille euro mensili (o la p.Iva al regime dei minimi, o il “rider”), senza casa di proprietà e che deve pagare l’affitto e un impiegato, magari statale, che prende tra i 2500 e i 3000 euro al mese con una casa sua (magari ereditata).
Certo il secondo sta meglio del primo, ma per quelli del club dell’1% le differenze tra le due categorie sono trascurabili.
E comunque tutti noi, solo per il fatto di stare in Italia, siamo alla corte di Versailles. Qualcuno è invitato ai ricevimenti, altri sono nelle cucine a lavare i piatti, ma tutti siamo a corte e la vita a corte è bella, ma spietata. Chi ha una posizione la difende con tutte le sue forze, ma non la difende da chi sta più in alto, dal Re e dai notabili, no, la difende da chi sta sotto, quelli sono il vero pericolo!
Infatti, per esempio, dalle parti del Pd si dice “le persone povere vanno aiutate”, nessuno si sogna di mettere in dubbio che debbano essere e rimanere poveri, devono restare là sotto, ma non necessariamente morire di fame.
E ancora più paura la fa il 90% della popolazione mondiale, quelli che a Versailles non ci stanno proprio, costretti a vivere con il 12% della ricchezza disponibile (sempre Credit Suisse), che stanno talmente bene da essere disposti ad attraversare il mediterraneo in pieno inverno, o a stare a piedi nudi nell’inverno bosniaco – almeno quelli di loro che hanno denaro e forze per tentare la sorte.
Quelli sono il fantasma che ci fa più paura, e sono quelli che se si arrabbiassero, si unissero e facessero la rivoluzione non solo taglierebbero la testa al re, ma farebbero piazza pulita anche della nostra bella Versailles.
Per questo Draghi ci va bene, e ci andrà benissimo se imporrà il sacrificio di qualche lavapiatti e qualche uomo di fatica della corte, purché si salvi la baracca.
Lunga vita al re!